SANDRIN LUCIANO, Un cuore attento – tra misericordia e compassione, Ed. Paoline, Milano 2016
Il tema del libro è la salute del corpo e dello spirito. Le opere di misericordia corporale sono indicate proprio nel vangelo, nel capitolo 25 di Matteo: sono la traccia per la vita cristiana di cui ci verrà chiesto conto nel giudizio finale. Molto più tardi saranno fissate le opere di misericordia spirituale indicate da S. Tommaso. Ma l’autore del libro sottolinea che tali opere sono strettamente intrecciate e rese indissolubili proprio dalla misericordia del Padre che guarda con compassione unificante tutto l’uomo e mette insieme la fragilità dei figli bisognosi e di coloro che se ne prendono cura. Chissà se, alla fine, avremo imparato ad offrire il cuore e ad agire generosamente negli innumerevoli incontri della vita personale!
P. Luciano inoltre afferma che nei tempi odierni dove individualismo, esclusione, egoismo e sopraffazione sono ulteriori cause di disuguaglianza, l’attuazione delle opere deve giovarsi della fantasia della carità per aprirsi veramente a tutti i soggetti sociali. Infatti, non basta più lenire il dolore del disagiato che incontriamo ma è necessario interrogarsi sul perché della sofferenza vissuta e, quindi, affrontare coraggiosamente gli ostacoli culturali, materiali e spirituali che danneggiano i ‘poveri’, denunciare e intervenire sulle chiusure di coloro che hanno le leve del potere, i quali non vogliono tenere conto della domanda di inclusione, che proviene da tante parti del mondo ormai, perché contraria ai loro interessi.
Cristiano non è chi fa l’elemosina ma chi si occupa di ogni fratello ‘povero’ che gli tende le braccia e che incrocia il suo sguardo compassionevole. E’ fondamentale acuire la nostra sensibilità, lasciarci toccare, anzi, direi, trapassare dal grido che promana da tutto il corpo di chi diversamente soffre. Invece, anche io stessa ho visto ultimamente, con raccapriccio, vuoti uomini di Chiesa seguire l’interesse economico rinnegando la fede, violando la carità e tradendo la speranza dei poveri! I laici così perdono la retta guida e finiscono con il diventare indifferenti o, peggio, con il seguire l’esempio deviante, rinunciando al discernimento che ogni cristiano dovrebbe fare prendendo a modello solo Cristo. Si attua così prima un’anestesia e poi la morte dell’anima.
Tornando al testo, dice infatti Sandrin che il fuoco di attenzione della teodicea pastorale non è tanto sul perché il male esiste, ma piuttosto su come sia possibile costruire comunità che si prendano cura di chi soffre (p. 146) con i fatti, non a parole. Essere misericordiosi e compassionevoli come il Padre implica una fedeltà relazionale con coloro che soffrono …, chiamata a durare nel tempo anche quando i risultati non sono immediati e le risposte che riceviamo non sono sempre gratificanti (p. 147). Qui si comprende come lo sforzo difficile per alleviare la sofferenza dell’altro sia, a sua volta, sostenuto dalla passione cristiana che nella sua radice etimologica ha il patimento ma anche la pazienza di saper aspettare con fiducia che si realizzi la volontà di Dio attraverso la nostra azione. E’ questa la perfetta letizia! Non un’astrazione o la soddisfazione dei nostri bisogni. E’ piuttosto l’appagamento della sete d’infinito che ci pervade l’anima, desiderio e risposta insieme per un cuore che si lascia ardere dalla presenza di Dio nel prossimo.